mercoledì 22 marzo 2017

Il Tramonto dell'Antico Popolo

Scozia, 1323

Che ne sa, tutta questa gente?
Che ne sa di come si stava in Irlanda, quando la primavera giungeva a termine in favore di un'estate ogni anno più bella?
Che ne sanno, tutti questi cristiani, di quanto fosse fredda l'acqua delle sorgenti, ma a noi, bambini, non importava?
In gruppo si andava per i sentieri più reconditi del bosco e si giocava finché non si aveva più fiato in corpo.
Non c'erano pericoli, perché tutti ci sapevamo difendere.
Sì, eravamo piccoli, ma ognuno sapeva come scagliare una freccia o come accoltellare qualcuno al ginocchio.
Eravamo forti, eravamo veloci, eravamo invincibili.
Poi sono arrivati i cavalieri devoti al Cristo e per il Cristo hanno fatto a pezzi l'intero villaggio.
Perché così compiaceva al loro Signore, dicevano.
Io dico che così compiaceva ai grandi Lord, che hanno liberato il loro popolo al di là dell'Acqua con il sangue d'Irlanda, e non solo.
Chissà quanta altra gente ha sofferto per una guerra non propria, ma a quanto pare è così che gira il mondo, e quelle estati fulgenti sono destinate a divenire semplici ricordi, sepolti laddove nessuno potrà mai scoprirli, né infrangere.
Immortali come gli Dèi, immortali come le mie spoglie.
Che Lùgg il Fulgente mi sia testimone.
Vedo l’Abbazia del villaggio e mi sento attanagliare la gola ogniqualvolta ci passo accanto; ma la cosa interessante e triste al contempo, è che i cristiani stessi hanno paura! Un timore folle per quello che loro chiamano Inferno.
Gli Inferi, le Streghe, il Demonio.
Sono sempre sulle loro bocche, nei loro pensieri. Anche in quelli delle persone che non dovrebbero farsi questi problemi.
Soffro per queste persone.
Con che diritto il loro Dio li induce ad avere così tanta paura di certe sciocchezze?
Un buon Dio non incute terrore, non ti promette nient'altro che la sua presenza accanto a te, sempre e il suo aiuto in qualsiasi situazione, anche nel momento del trapasso.
Invece no; dice di essere retti, di essere come lui, e avranno salva la vita.
Ma di nuovo: con che diritto?
Ho visto di recente due occhi stanchi, che avrebbero solamente voluto cedere a un po' di dolcezza, venati di quella paura ancestrale. Ho visto un uomo vinto dalla rabbia e dalla tristezza, perché il suo tentativo di rendersi retto al proprio Dio lo annientava.
E' così che funziona?
E' così che voleva il Cristo?
Dicono ch'egli fosse un grande profeta, che ricercava la felicità e l'amore del popolo; ma io nel popolo cristiano non scorgo amore o felicità, se non molto lontani, difficili da afferrare.
Hanno paura persino quando gli si sfiora una mano.
Perché è così difficile? Perché fa paura?
Perché, perché?
Vorrei mostrare al mondo come si stava meglio, prima.
Come si stava meglio senza queste chiese, le croci sui tetti e quei cadaveri seppelliti con una roccia a vegliare il loro stanco riposo!
Ma non si lasceranno aiutare. Perché chi è così convinto che tutto ciò sia pio e giusto, non vorrà il mio aiuto.
Anzi. Vorranno la mia morte.
Talmente tormentati nei loro stessi errori, i cristiani ci uccideranno, dal primo all’ultimo, e dell’Antico Popolo non rimarrà che cenere e nessun ricordo, nessun ringraziamento.
Ci additano come servi del Diavolo e ci strappano i capelli dal cranio, ci legano ai patiboli e ci lasciano in pasto alle fiamme, credendo che così al loro Dio piacerà questo scempio.
Una carneficina in favore di un’entità che non è in grado di accettare il diverso.
Non so per quanto avrò fortuna, non ho idea per quanto davvero riuscirò a vivere, senza che i cristiani scoprano il mio segreto e capiscano che nella loro Abbazia non metterò mai piede, e il perché; ma una cosa è certa... morrò nel fuoco e nel fuoco troverò pace. Mi congiungerò con i miei Fratelli e nell’Annwn berrò alla loro salute, lasciando quei piccoli e poveri cristiani nelle proprie debolezze.


martedì 7 marzo 2017

Giunchi

No.
E' un periodo no, cosparso di dubbi, rabbie e magre consolazioni.
Più vado avanti e più capisco che c'è qualcosa che non va.
Vincoli invisibili mi tengono legata a luoghi e persone che vorrei rifuggire, vorrei dimenticare e seppellire nei meandri più remoti della memoria.
Molti lodano la mia pazienza, ma da qualche tempo a questa parte si sta affievolendo.
Non ho più tempo per tutti, o per tutto... forse perché avverto un grande bisogno di raccogliermi nei pensieri e tirarmene fuori, da sola, rinvigorita, proprio come sono avvezza fare ogni volta che le situazioni si stringono come tenaglie al mio collo, impedendomi di respirare.
Vorrei andarmene, vorrei essere più autonoma nelle scelte e meno intimorita da ciò che esse potrebbero causare.
Sono stanca di dover parlare quando non ne ho l'intenzione, sono stanca di sorridere anche quando non ne avrei motivo.
Sono stanca di dover rendere conto di ogni minimo passo che compio, come se fossi sotto qualche riflettore.
Ricerco l'isolamento, il letargo dell'anima.
Voglio distaccarmi dalle persone, dalla routine, dalle troppe parole vuote e senza significato.
Ho quasi ventitré anni e ancora non mi sento libera.
Non lo sono.
Solo nella mia testa.
Talvolta, qualcuno pretende pure di comprenderla meglio di me.
Non sopporto più la pretesa di conoscermi da parte di terze persone, anche quelle a me più intime.

Ma so, purtroppo, di non essere nelle possibilità di poter davvero cambiare le carte in tavola in poco tempo. Devo resistere, anche se è difficile, anche se mi viene indigesto.
Non sopporto l'idea di dovermi ancora piegare all'ondata negativa, come i giunchi sotto la neve, in attesa di rialzarsi in primavera.
Vorrei non essere gracile quanto un giunco.
Vorrei essere qualcosa di più. Qualcosa di forte, di invincibile e insofferente al passare dell'idiozia. 

lunedì 6 marzo 2017

Senza fretta

Sembra sempre troppo semplice, per gli altri.
Tutto così facile.
Mi chiedo come ci riescano, a essere così convinti.
Anzi, credo di saperlo: sono convinti nel momento in cui parlano dall'alto della loro esperienza.
Sono semplicemente arrivati prima di me a certi traguardi.
Hanno già afferrato delle tappe che io ancora vedo lontane, all'orizzonte, e si aspettano ch'io possa balzare verso la meta, ignorando tutto ciò che c'è nel mezzo.
Mi dicono che non è così, ma lo è.
Mettono fretta, perché non hanno voglia di aspettare; o forse non hanno tempo... Ma allora perché dovrei esser io, quella che brucia tutti gli appigli attorno a sé, pur di arrivare alla fine?
Stanca, rovinata, strascicata, ferita.
Vogliono sul serio tutto questo, da me?
No.
Non sono disposta.
Ci arriverò, con i miei tempi, combattendo le paure, ma non metterò alcuna fretta.
Non mi serve correre.
Se gli altri lo preferiscono, a loro il passaggio; io mi terrò sulla destra.