martedì 7 marzo 2017

Giunchi

No.
E' un periodo no, cosparso di dubbi, rabbie e magre consolazioni.
Più vado avanti e più capisco che c'è qualcosa che non va.
Vincoli invisibili mi tengono legata a luoghi e persone che vorrei rifuggire, vorrei dimenticare e seppellire nei meandri più remoti della memoria.
Molti lodano la mia pazienza, ma da qualche tempo a questa parte si sta affievolendo.
Non ho più tempo per tutti, o per tutto... forse perché avverto un grande bisogno di raccogliermi nei pensieri e tirarmene fuori, da sola, rinvigorita, proprio come sono avvezza fare ogni volta che le situazioni si stringono come tenaglie al mio collo, impedendomi di respirare.
Vorrei andarmene, vorrei essere più autonoma nelle scelte e meno intimorita da ciò che esse potrebbero causare.
Sono stanca di dover parlare quando non ne ho l'intenzione, sono stanca di sorridere anche quando non ne avrei motivo.
Sono stanca di dover rendere conto di ogni minimo passo che compio, come se fossi sotto qualche riflettore.
Ricerco l'isolamento, il letargo dell'anima.
Voglio distaccarmi dalle persone, dalla routine, dalle troppe parole vuote e senza significato.
Ho quasi ventitré anni e ancora non mi sento libera.
Non lo sono.
Solo nella mia testa.
Talvolta, qualcuno pretende pure di comprenderla meglio di me.
Non sopporto più la pretesa di conoscermi da parte di terze persone, anche quelle a me più intime.

Ma so, purtroppo, di non essere nelle possibilità di poter davvero cambiare le carte in tavola in poco tempo. Devo resistere, anche se è difficile, anche se mi viene indigesto.
Non sopporto l'idea di dovermi ancora piegare all'ondata negativa, come i giunchi sotto la neve, in attesa di rialzarsi in primavera.
Vorrei non essere gracile quanto un giunco.
Vorrei essere qualcosa di più. Qualcosa di forte, di invincibile e insofferente al passare dell'idiozia. 

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