domenica 9 ottobre 2016

Waste of Space

Scusatemi se respiro.
Scusate se esisto e vivo anch'io dentro a queste mura.
Se ho i miei orari, le mie abitudini e se, nonostante io sia tra voi, è come vivessi in un'altra casa, da sola.
Cosa volete da me?
Giusto per essere chiari: io non mi sento in dovere, né in diritto di concedervi nulla.
Siete diventati opprimenti, ingestibili, circondati dai vostri stessi difetti che non riuscite a superare, non riuscite nemmeno a vedere.
Io no, non ci sto.
E so che lo sapete.
So bene che un po', forse, avete paura di ciò che potrebbe accadere nel prossimo futuro.
Forse ho capito perché non volete che vada via; perché sapete che quando lo farò, sarà in modo drastico... Del tipo che per almeno due mesi non mi sentirete, non mi vedrete; farò di tutto pur di non avervi tra i piedi.
Lo sapete, e lo temete, perché anche se sembro uno spreco di spazio, quando manco io sembrate perduti.
Allora sapete che vi dico?
Decidetevi.
Io non deciderò per voi.
Per me? Ho già scelto cosa voglio fare. Ho ben chiaro, nella mia testa, il percorso che intendo seguire, e nessuno, NESSUNO mi potrà ostacolare.
Non ve lo permetterò.
Non ne avete il diritto, non ne avete il dovere.

domenica 11 settembre 2016

Comincerai

Comincerai, come tutti abbiamo cominciato.
Scoprirai che a dieci, undici anni il mondo ti si apre di fronte. 
Non ci sono più giochi fra i banchi, non ci sono più maestri, non ci sono più comodità. 
Inizierai a dare del "lei" a persone che per la maggior parte del tempo pretenderanno da te rispetto, che non sempre ti sarà ricambiato.
Capirai che la realtà è ben diversa dai disegni da colorare in fondo alla pagina, ma che è fatta di espressioni, di regole, di scienze e di grammatiche.
Ne avrai fin sopra la testa delle squadrette e dei pennelli; non ne vorrai più sapere di quel dato professore o professoressa.
Vedrai i bidelli e ti chiederai cosa ci trovino di tanto speciale nel lavorare in una scuola piena zeppa di adolescenti che pensano di sapere tutto e invece non sanno niente.
Tu stesso sentirai di sapere tutto, di essere invincibile.
E tu sappilo: lo sei.
Sei invincibile, più degli altri, più di qualsiasi persona che tenterà di farti credere inferiore, una nullità.
Perché è questo che alle Medie capita; alcuni se ne accorgono subito, altri quando il tempo è ormai passato.
Io lo so, che tu te ne accorgerai presto.
Magari già domani, durante il primo giorno.
Ti affaccerai alla realtà e sarai fremente, diviso in due: da una parte ti sembrerà tutta tua, quella Verità, dall'altra ti chiederai perché.
E il perché non te lo saprà spiegare nessuno.
Comincerai e noi non ci renderemo conto che anche per te l'infanzia sta passando, che presto giungeranno i momenti di rabbia; l'impulso del Ragazzo che vuole uscire dal tuo corpicino ti darà e ti farà prendere a pugni il mondo, pur di farsi largo e venire a galla.
Ti attenderanno giorni in cui penserai di essere solo e altri in cui ti renderai conto di essere circondato da gente che ti vuol bene, ma bene davvero.
Perché cos'ho provato quando ti ho visto appena nato, lo so soltanto io.
Dieci anni.
Dieci anni in cui tutto è cambiato, inesorabilmente, eppure ormai nessuno è capace di immaginare la propria vita senza di te.
Allora va', sfida il mondo, fallo tuo, prendi a cazzotti le situazioni astruse e lascia che il Bambino abbracci l'ombra dell'Adulto che diventerai.
Ma tieni per mano quel Bimbo, mi raccomando. 
Tienilo sempre con te; sarà lui a ricordarti che la vita è bella e vale la pena di essere vissuta.
Nonostante i brutti voti, nonostante la gente, nonostante le ingiustizie e le incomprensioni.
Succedono.
Accadono e tu non potrai farci nulla, solo resistere e superare questi tre anni nel modo migliore per te.
Ti osserverò mentre andrai, ma solo una parola ti dirò: capisco.


giovedì 18 agosto 2016

Sai che c'è?

Sai che c'è?
C'è che sono stufa dei tuoi continui "no", delle tue continue paranoie. Sono stufa di te, di questa casa e di tutta la gente che ci ruota attorno. Sono stufa perché anche le migliori occasioni con te vanno sempre perse, perché non mi appoggi, non mi incoraggi mai. Tu dici che non è vero, ma è così.
Vedi soltanto gli ostacoli e non il fine; vedi soltanto le fatiche che non hai voglia di affrontare e non i premi. Mi hai incatenata con catene invisibili, eppure così tanto resistenti da non poter quasi essere spezzate.
Non ci riesco.  E' dura, ci provo più volte, ma non ce la faccio e questo mi dà una rabbia che nemmeno te la posso spiegare; e ti sorprendi pure quando la vedi uscire fuori.
Sai che c'è?
C'è che sei arrivata al punto di far arrendere le altre persone, in favore della tua realtà fittizia, quella realtà che vedi solo tu e che nessun altro può confutare, perché quella è e non cambierà mai.
C'è che sei arrivata a farmi desiderare di avere trent'anni, di non godere dei miei venti.
C'è che quando mi dici "fatti degli amici di qui", non ti rendi conto che non mi hai mai incentivata ad averne e non ti sei mai resa conto davvero di come sia il mio carattere, che io di amici per finta non ne voglio avere.
C'è che io sono sempre stata quella arrivata dopo, la più piccola, la più fragile, la più debole, quella che si sente il peso di chi è arrivato prima e che da sempre cerca di fare tutte le cose nel modo giusto, perché così piace a te, e solo a te; e non ti rendi conto che di quelle debolezze, piccolezze e fragilità mi sono vestita, credendole reali, per colpa tua.
Non ti rendi conto che ho studiato cose che non mi piacevano, per te, che non ho mai dato noie, per te, che ho annullato quasi tutta me stessa, per te... e per le poche volte in cui ti chiedo qualcosa, fosse anche solo una, la risposta è sempre "no".
Perché TU hai paura, perché non sai cosa TI aspetta, perché non TI aspettavi sul serio una figlia che volesse scoprire il mondo, viaggiare, trovare amori e amici lontani da queste quattro montagne.
Sai che c'è?
C'è che questo "no", oggi, te lo lascio passare solamente perché mi hai portata a non avere più la forza; ma mi auguro sia l'ultimo, perché di anni ne ho venti, non trenta, e mi sembra già di aver perso del tempo.
Per te. Sempre tutto per te.

lunedì 15 agosto 2016

Un po' di pace

Il tempo cambia molte cose.
Se ripenso a quante parole ho speso, nel corso degli anni, riguardo mille e più sfaccettature della vita e dei sentimenti, mi rendo conto che in molte occasioni ho avuto l'estrema necessità di parlarne, di cacciare fuori ciò che non mi andava.
Questo blog è sempre stato un piccolo angolo di sfogo e non smetterà mai di rappresentarlo... tuttavia, almeno nell'attuale fase della mia vita, mi rendo conto che non ho più così tanto da dire circa quello che affronto ogni giorno.
Vero è, che tante sono state le esperienze e alla fin fine ho tirato delle semplici somme e compreso come io desideri affrontare la realtà.
Non mi metterò a fare l'ipocrita, né mi dilungherò troppo: voglio solo mettere nero su bianco ciò che provo adesso.
Sto provando un forte senso di indipendenza e autonomia, che prima non avrei mai sperato di raggiungere.
Indipendenza mentale; non mi scalfisce più il pensiero altrui.
E' un traguardo, un vero traguardo, considerando i lustri passati a piegare la testa e ad accondiscendere le idee delle altre persone, senza obiettare, senza trovare un "se", un "ma"... ero una marionetta nelle mani del destino.
Un'ingenuità che, lo so bene, fa parte di me, per cui non posso pretendere di sopprimerla, però dal troppo sono passata a un giusto livello.
Non ho paura di quanto un altro individuo possa pensare di me, né mi offendo più alle battute e nemmeno perdo tempo a discutere.
Sono in un limbo placido nel quale mi sono rannicchiata e in quell'essere accoccolata su me stessa tiro avanti, incurante di ciò che mi investe, di ciò che potrebbe farmi male.
E' come se una spessa lastra di ghiaccio si fosse innalzata tra me e le terze persone; in grado di sciogliersi quando necessario e al contempo divenire ancor più resistente in caso di "pericolo".
Una Nagra nuova, se vogliamo, più matura di quanto già non fosse tempo fa, e consapevole del fatto che la vita va a cicli, e ogni ciclo prima o poi è destinato a concludersi.

Con calma, in silenzio, ho trovato un po' di pace, forse, finalmente.

mercoledì 13 luglio 2016

Mio Fratello

C’è una figura, là in fondo, che ispira fiducia.
C’è quell’uomo girato di spalle, due spalle possenti e di alta stazza, che guarda davanti a sé.
Non si gira mai.
Non si china mai.
E’ lì che vigila su ciò che gli sta attorno e cammina.
Cammina in avanti, verso la vita, le lotte, gli impegni, i sogni.
I sogni che ha conquistato, che tiene stretti sul cuore come i tesori più preziosi del mondo e riesce a trasmetterli.
Ti ritrovi a voler partecipare alla sua felicità.
Perché se c’è una persona che se la merita è lui.

C’è una figura che è mio fratello.
C’è quell’uomo che mi ha vista nascere e per sempre ha impresso un amore talmente grande da non poter essere descritto.
Ci sono quelle braccia che quando stringono, stringono forte.
Come scudi.
Come per dire: finché ci sono io, non ti può accedere nulla.
E sono in pace.

C’è lui, mio fratello, che troverò sempre dietro alla porta quando busserò.
C’è lui sulla prima pagina del mio libro.
C’è lui su ogni passo della mia esistenza e continuerà ad esserci.

Mio fratello mi guarda da lontano e sorride, e quel sorriso è come il sole.
Se sorride, allora vuol dire che va tutto bene.

Può anche cadere il cielo.
Possono scoppiare le stelle.
Ci sarà a lui a dirmi di non aver paura.

Mio Papà

Il mio papà non è come tutti gli altri.
Non parla quasi mai.
È taciturno, perso in un silenzio che nessuno è mai stato in grado di decifrare.
Perso in pensieri e ricordi che raramente tira fuori.
Solo a volte, quando c’è festa e beve quel dito di vinello in più.
Allungato con acqua, mi raccomando.
Mio papà è quello che ti spiega che lassù in cielo sta volando una poiana.
No, non un’aquila. Niente obiezioni. Lui ha ragione.
È quello che preferisce portarti in montagna o al fiume, piuttosto che in città.
Quello che ti spiega come montare una canna da pesca, e se vede che ti piace te ne compra una.
Mio papà è quello che brontola sempre, ma mette i tuoi desideri sopra tutti i suoi.
E si arrabbia se non può avverarli.
In effetti, ultimamente è sempre arrabbiato. Mio papà non è quello che torna in giacca e cravatta da un ufficio, incurante che sia estate o inverno.
Mio papà è quello che domina le tegole, le guaine e il fuoco, un artigiano.
Torna a casa con ancora il fiatone per la fatica, ma non si lamenta mai.
Neppure se è estate, quando magari è rimasto tutto il giorno sotto il sole cocente. Mio papà è quello che sorride poco, ma quando lo fa è per una buona ragione.
Sorride se gli stai simpatico… Altrimenti non si preoccupa a mandarti francamente a quel paese, senza risparmiarsi qualche cristo e madonna.
Mio papà è quello burbero, quello che glacia con i suoi occhi. Quello che prima di darti fiducia, passa molto tempo a fissarti in cagnesco.
Hanno tutti paura di lui. Alto, biondo, gli occhi grigi, che diventano ghiaccio quando è davvero arrabbiato.
Sembra un vichingo!
Anche se mamma lo definisce un “Crucco”.
Mio papà è quello che preferisce stare da solo, piuttosto che circondarsi di persone sbagliate. Anzi, se una persona è sbagliata non ci pensa due volte a mandarla via.
Senza frasi di circostanza, senza parametri.
Lui prende e te ne dice di tutti i colori.
Magari non dice tutto quello che pensa, ma sicuramente pensa a tutto quello che dice, e anche di più.
Mio papà… è un papà strano, diverso.
Con lui non ci parli. Non osi dirgli quella frase in più, quasi temendo la sua reazione.
Ma ti basta una giornata in gita con lui per capire che è l’unico papà che vorresti mai avere.




giovedì 26 maggio 2016

"Elisir", un nuovo traguardo

Qual è il traguardo più grande che uno scrittore possa desiderare?
Vedere la sua opera tra le proprie mani, in "carne e ossa", concreta e presente. La sua stampa è come una garanzia: l'autore si rende conto di aver dato modo al proprio pensiero di venir fuori, di trovare luce laddove prima si celava nei meandri della sua mente sola.
Tutto prende un senso differente, quando a casa arriva un pacco apposta per te, colmo di libri che presentano il tuo nome sulla copertina.
E' un sogno che si realizza, il tuo, quello che ti ha sempre accompagnato; e non importa se la strada che stai percorrendo è ancora all'inizio, non importa se la scala da salire sembra troppo alta e troppo ripida... pian piano, i risultati vengono fuori, si vedono, si toccano e si annusano e hanno il sapore della carta e dell'inchiostro.
Molti si chiedono cosa sia la Felicità, che significato abbia e sempre in molti affermano che la Felicità è avere una famiglia, sposarsi, innamorarsi della propria anima gemella; o di compiere mille viaggi e scoprire tutti i segreti del mondo.
Tutti hanno la propria idea di Felicità.
La mia?
Vedere i miei scritti davanti a me, con una copertina, con le mie parole impresse sulle pagine.
Una prima tappa della vittoria personale, dunque, è già raggiunta... adesso, sta ai lettori fare il resto, non senza il mio sostegno, il mio incentivo e il mio interesse verso la vita che ho scelto di affrontare fin da quando imparai a mettere insieme le frasi in senso compiuto.
Ce la farò, dovesse costarmi tanta fatica, sacrifici e difficoltà.
Ogni ambito ne ha, ma soltanto chi crede davvero nel proprio lavoro può fare il salto e superare ogni ostacolo e ogni timore.
Io ci credo e lo dimostrerò: prima di tutto a me stessa.


"ELISIR" - Raccolta di Racconti
Stampato nel Maggio 2016
Disponibile online e ordinabile presso le librerie di fiducia


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Stay Tuned

domenica 15 maggio 2016

Si riparte

Cosa può fare un viaggiatore che è rimasto troppo tempo a riposo?
Riparte.
Fa armi e bagagli e riprende la propria strada, non curandosi di ciò che si lascia indietro: perché mai dovrebbe guardarsi alle spalle?
Forse una semplice occhiata, un controllo, ma poi guarda dinanzi a sé, imperterrito sulla propria meta.
Il passato non cambia, si può solo procedere e modificare la propria rotta a seconda delle esperienze vissute.
Ma questa è una storia che tutti sanno.
Ciò che nessuno sa, è la ragione di questa partenza.
Perché se ne va, il viaggiatore?
Aveva trovato un’Oasi… Perché abbandonarla?
In realtà non ha avuto scelta.Quando si è sazi del riposo si vuol tornare sui propri passi, si bramano nuove esperienze, si cercano altri orizzonti… Ma un’Oasi non si può spostare.
Per quanto sia bella e fertile, per quanto sia fresca l’aria che si respiri, non darà mai il piacere della scoperta, del viaggio, e se i grandi alberi di un’Oasi finiscono poi per seccare? Non vi è più nulla da cercare.
Statica.
E quando il viandante se n’è andato, l’Oasi è rimasta indietro.
Ora egli guarda di fronte a sé, percorrendo il sentiero della propria esistenza, alla ricerca della felicità.
Com’è giusto che sia.